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Era il 1894 quando Federico Halbherr visitò per la prima volta il sito di Priniàs. La missione, che comprendeva anche altri studiosi italiani e americani, come Antonio Taramelli e John Alden, era stata inizialmente finanziata dall’American Institute of Archaeology. Nel corso dei primi anni, le ricerche condotte sulla Patela e nel territorio da Federico Halbherr portarono al rinvenimento di una certa quantità di materiale di età arcaica che fu trasferito ad Iraklion. La scoperta più eclatante dei primi anni di indagine fu il ritrovamento del complesso di idoli fittili del Tardo Minoico, scoperti del tutto casualmente sulla Patela.
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La Missione Italiana, ufficialmente costituita, ottenne per la prima volta dal Governo cretese il permesso di effettuare scavi a Priniàs nel 1899, ma questi cominciarono solo nel 1906, sotto la direzione di Luigi Pernier Il Pernier, si concentrò inizialmente sulla grande fortezza ellenistica, aprì diverse trincee sulla Patela, mettendo in luce tracce dell’abitato arcaico; nel corso della campagna dell’anno successivo (1907), cominciarono ad affiorare i resti delle sculture oggi attribuite al tempio A. La prima ad essere scoperta fu una delle lastre con i cavalieri: il rinvenimento, di cui fu immediatamente chiara l’importanza, spinse il Pernier a concentrare le sue ricerche in questo settore e a proseguirle durante la campagna dell’anno successivo (1908). Vennero così messi in luce i due edifici più conosciuti di Priniàs (il tempio A e il cosiddetto tempio B) e innumerevoli frammenti delle sculture. Queste, portate a Iraklion insieme agli altri frammenti rinvenuti, furono poi restaurare ed esposte nel locale Museo secondo la ricostruzione proposta dal Pernier.
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Nonostante la scoperta nel 1959, nel corso dell’apertura della strada Priniàs-Asites, di 11 stele figurate, e a parte un intervento dell’Eforia di Iraklion nel 1969, causato da uno scavo clandestino, il sito non fu più interessato da vere e proprie campagne di scavo.
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La Missione Archeologica Italiana di Priniàs: gli scavi di Giovanni Rizza (1969-2000)
La storia della Missione Archeologica Italiana di Priniàs ha inizio nel 1969, quando Giovanni Rizza (fig. 6.testo2a), allora professore di Archeologia classica presso l’Università di Catania, cominciò l’esplorazione estesa del sito. Le ricerche condotte dall’Università di Catania, alla quale si affiancò dal 1984 il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Centro di Studio sull’Archeologia greca), portarono alla luce la grande necropoli nel vicino sito di Siderospilia, le tracce più antiche di occupazione del territorio – risalenti al Neolitico finale -, l’abitato medio-minoico di Flega, l’officina protoarcaica nella Mandra di Gipari e una larga fetta dell’abitato arcaico sulla Patela.
Le ricerche condotte alla Mandra di Gipari e sulla Patela sono state pubblicate in due monografie.
Nel corso degli anni, sotto la direzione di Giovanni Rizza, la Missione è cresciuta e si è radicata nel luogo; diverse generazioni di studenti hanno effettuato la loro esperienza di scavo a Priniàs e diverse generazioni di prinioti hanno collaborato con la Missione (figg. 7-9.testo2a). Per iniziativa di Giovanni Rizza la Missione ha trovato casa a Priniàs (fig. 10.testo2a) e ha potuto organizzare i magazzini e i laboratori per lo studio e la documentazione dei materiali.
Per l’attività svolta a Priniàs, le istituzioni locali hanno conferito a Giovanni Rizza la cittadinanza onoraria.