Il CEARC comunica con grande dolore la scomparsa di Giuliano Merlatti (1967-2021), disegnatore archeologo della Missione di Festòs.
Quando un amico scompare, dopo una breve ma feroce malattia, non si ha il tempo di abituarsi all’idea. La speranza che tutto possa risolversi rapidamente rimane ancora, ottusa, mentre la notizia ti raggiunge da parte degli amici, ripetuta dai messaggi, dai post, dalle telefonate. Ricordarlo diventa un dovere, anche se doloroso, ed è quello che proviamo a fare.
Lo abbiamo conosciuto soprattutto come compagno di lavoro durante le missioni di studio o di scavo. Sono periodi di poche settimane, ed in inverno i contatti si diradavano, inevitabilmente, ma sono periodi di stretto contatto, gomito a gomito, in cui il dialogo e le confidenze diventano inevitabili.
Giuliano Merlatti era stato scoperto, come disegnatore di archeologia, da Paola Cassola e tramite Elisabetta Borgna era arrivato a Creta nel 1995. Ci sarebbe tornato ogni estate, prima come disegnatore della Missione Archeologica di Catania e Venezia e ben presto, grazie alla sua bravura, anche per altre missioni archeologiche e per lo stesso museo di Herakleion, dove venne coinvolto nella edizione di importanti complessi di materiali.
Giuliano non possedeva solo una grande professionalità e una notevole abilità grafica nel riprodurre motivi complessi, ma anche una grande capacità di analisi del dettaglio capace di scoprire tracce quasi scomparse di un motivo decorativo o di un elemento scomparso. Quando si lavorava con lui il controllo dei disegni diventava un vero e proprio momento di interlocuzione, in cui le sue osservazioni diventavano preziose.
Ma Giuliano era anche un amico, per tutti i componenti della missione, su di lui si poteva contare, sempre, per qualsiasi problema pratico potesse presentarsi, dalla sistemazione di una bombola del gas alla derattizzazione di un ambiente. Dotato di un naturale senso dell’umorismo, a volte salace, a volte sarcastico, era capace di stemperare le inevitabili tensioni all’interno dei gruppi di scavo, grazie anche alla prospettiva privilegiata di chi nell’apparente isolamento del suo spazio di lavoro può osservare le dinamiche esterne.
Giuliano era tornato a Creta anche quest’ultima estate, quando erano apparsi i segni del male, breve ma feroce, che lo avrebbe portato via, e aveva portato a termine il suo lavoro con dedizione, nonostante i dolori fossero sempre più insopportabili. Legatissimo ai figli, aveva voluto che quest’anno lo raggiungessero nella Messarà per una vacanza, dopo la fine della missione. Voleva stare con loro e condividere quella parte importante della sua vita che era costituita da Creta.
L’ultima immagine che ho di lui è sulla veranda di Festòs, orgoglioso dei suoi figli e del suo lavoro, proiettato verso i prossimi impegni, appena preoccupato per il malessere ormai divenuto cronico. Nessuno di noi, in quel momento, poteva immaginare che in poco più di due mesi avremmo dovuto scrivere queste righe di commiato.
Pietro Militello